In questa trama vibrante di gialli, verdi e aranci dorati, il caos non esplode: respira. Ogni linea, ogni puntino rosso, ogni arco luminoso sembra nascere da un impulso profondo, come se l’interiorità stessa stesse componendo la propria musica segreta.
Le forme si intrecciano in un dialogo serrato, ma mai aggressivo: sono pensieri che si sovrappongono, emozioni che si sfiorano senza annullarsi, movimenti che cercano un equilibrio impossibile ma necessario. Il caos, qui, non è distruzione: è un luogo fertile, un terreno dove l’emozione vibra, si distende, si amplifica fino a diventare ritmo.
L’opera è una sinfonia interiore, una danza di sensazioni che si muovono in direzioni molteplici, eppure convergono in un’unica consapevolezza: dal disordine nasce la rivelazione. È un invito a perdersi per ritrovarsi, ad ascoltare il tumulto e riconoscere, in quel tumulto, la propria verità emotiva.
