Saverio Barone
Negli ultimi anni il mio percorso artistico ha attraversato una trasformazione profonda, che mi ha portato a esplorare nuovi linguaggi e nuovi territori creativi. Sono nato come pittore, e la tela è stata per lungo tempo il mio spazio naturale, il luogo dove lasciavo fluire ciò che io chiamo Emozionismo Riflessivo: un modo di intendere l’arte come movimento continuo, come emozione che non resta mai immobile ma si trasforma, si dissolve e rinasce in forme sempre nuove. Per me creare significa vivere un processo in cui nulla è deciso in anticipo; ogni gesto nasce dal momento, ogni colore è una risposta viva a ciò che sento e che voglio trasmettere. La tela, però, non è mai stata un limite: è solo il primo mezzo attraverso cui l’emozione prende corpo.
Con il tempo ho iniziato a sentire l’esigenza di far uscire il mio linguaggio dalla bidimensionalità tradizionale, di permettere alla mia arte di respirare in spazi diversi. È così che ho iniziato a lavorare con la seta, un materiale che ha cambiato radicalmente il mio modo di percepire la pittura. La seta non accoglie il colore: lo accompagna, lo esalta, gli dà movimento. Trasferire le mie opere su questo tessuto mi ha permesso di vedere i miei lavori in un’altra dimensione, più viva, più fluida, quasi sospesa. Da questa intuizione sono nati i miei primi foulard artistici, che rappresentano per me una naturale estensione del mio percorso e una nuova forma di espressione.
Questo passaggio mi ha portato anche nel mondo della moda, un universo che ho imparato a considerare non come un settore distante, ma come una vera e propria forma d’arte. Ho avuto l’occasione di presentare i miei foulard in diversi eventi, tra cui Cannes, Milano e presto anche Parigi. Ogni tappa è stata un passo in avanti verso un dialogo più ampio: un incontro tra ciò che creo e ciò che le persone possono vivere concretamente, indossando un’emozione, portandola con sé, facendola propria. Credo profondamente che l’arte non debba essere confinata tra quattro pareti: deve muoversi, deve toccare le persone, deve diventare parte della loro quotidianità.
Oggi il mio lavoro sta assumendo una dimensione sempre più articolata. Sto sviluppando una collezione di capi femminili, che nasceranno dallo stesso principio: trasformare il colore in esperienza, far sì che ogni tessuto diventi un ponte tra la mia visione e l’identità di chi lo indossa. Parallelamente sto collaborando con altri artisti, trasferendo su seta anche le loro opere e creando sinergie che aprono nuovi orizzonti creativi. Mi affascina l’idea di dare una vita diversa alle immagini, farle migrare su materiali e forme che non erano stati pensati inizialmente, e vedere come si trasformano senza perdere la loro essenza.
Il mio obiettivo, oggi, è portare avanti un percorso che unisce arte, emozione e innovazione, senza tradire ciò che sono. Continuerò a lavorare seguendo il mio manifesto interiore, lasciando che l’Emozionismo Riflessivo sia la guida di ogni progetto.
Credo che l’arte debba sorprendere, attraversare, cambiare. Deve nascere da un sentire vero e arrivare a chi la guarda senza filtri, creando un legame immediato.
Ciò che faccio, in fondo, è questo: trasformare un’emozione in forma, e lasciare che quella forma continui a vivere oltre me, nelle mani e negli occhi di chi la incontra.